Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 4 Luglio, 2023
Nome: 
Maria Anna Madia

A.C. 115-A

Grazie, Presidente. In questa dichiarazione di voto vorrei partire, prima di tutto, da qualche numero. Sono in costante aumento le persone che per ragioni di studio, di lavoro e di cura - è stato già detto nelle precedenti dichiarazioni di voto - non possono andare a votare, perché, appunto, per ragioni di lavoro, di cura o di studio si trovano fuori dal loro comune di residenza. Presidente, non vanno a votare non solo, come si tende sempre a raccontare, per ragioni economiche, ma molto spesso anche per ragioni organizzative.

Io vorrei ringraziare prima di tutto i tantissimi comitati, che in questi anni sono nati, spesso sostenuti da ragazze e ragazzi che hanno voluto sensibilizzare la società, l'opinione pubblica e i partiti politici su questo grande problema democratico. I numeri sono impressionanti, perché si stima che, ad esempio, alle ultime elezioni politiche siano 2 milioni coloro che avrebbero voluto votare e che non hanno votato e che, più in generale, sono 5 milioni coloro che si trovano a vivere fuori dal loro comune di residenza.

Il primo punto che dovremmo mettere a fuoco in questa discussione è che, se ci affanniamo, come è giusto affannarsi, ad ogni tornata elettorale - in cui purtroppo vediamo che l'astensione aumenta - a dire che è un problema democratico che sempre più persone non vanno a votare, il primo impegno della politica tutta dovrebbe essere a fare votare chi vuole andare a votare. Tra l'altro è un fenomeno in costante crescita, un fenomeno sempre più strutturale, un fenomeno consistente, un fenomeno per il quale semplicemente serve una disciplina specifica, come già esiste per chi vota all'estero, come già esiste per alcune categorie, penso ai militari e alle Forze armate, come già esiste - e spero che il nostro Paese non abbia nulla in meno - in tutte le grandi democrazie avanzate.

Questi sono i numeri, però io devo al collega Iezzi anche un po' di storia, ovviamente per suo tramite, Presidente, perché nella passata legislatura, è vero, c'è stata un'articolata e approfondita discussione su questo tema in I Commissione affari costituzionali, qui alla Camera, e dopo questa complessiva, argomentata e approfondita discussione in Commissione, il gruppo del Partito Democratico, allora in maggioranza, chiese la calendarizzazione in Aula, e il voto ai fuori sede era già calendarizzato per la discussione in quest'Aula esattamente un anno fa, a luglio 2022.

Che cosa è successo, però? È successo che la legislatura è finita prematuramente, che alcune forze politiche, non la nostra, hanno voluto assumersi una grave responsabilità, ossia quella di far cadere quel Governo, e dunque oggi ci troviamo, un anno dopo, a discutere con modalità diverse - perché non ci sarebbe stata una delega al Governo - sempre dello stesso tema.

Che cosa ho voluto fare all'inizio di questa legislatura? Ho voluto immediatamente riproporre questo tema, e ringrazio il mio gruppo di averne fatto una priorità. Oggi ne discutiamo in quota opposizione, ma ho voluto cambiare il testo che avevo depositato nella passata legislatura, proprio facendo tesoro delle discussioni approfondite; c'era stata anche una commissione di esperti al Dipartimento riforme, a cui avevano partecipato tutte le amministrazioni coinvolte, compreso il Ministero dell'Interno. Vede, Presidente, io ho cambiato la mia proposta di legge e l'ho arricchita di tutta la discussione fatta, perché penso che un grande male del nostro Paese, in particolare sulle riforme, sia quello di pensare che siamo sempre all'anno zero. Noi non siamo all'anno zero sul voto ai fuori sede, anzi, siamo pronti. Sì, Sottosegretaria Ferro, lo diciamo, siamo pronti, saremmo pronti, se ci fosse la volontà a un'approvazione immediata e all'introduzione immediata, dopo tanta discussione e tanto studio, di questo diritto, perché non si può ricominciare ogni volta da zero. In questa legislatura i segnali sembravano positivi, perché c'era stata una discussione approfondita anche con i tecnici negli anni passati e perché - cosa anche inaspettata - il più importante gruppo di maggioranza, il più importante numericamente, Fratelli d'Italia, con l'onorevole Roscani, che ha partecipato con me a quasi tutte le manifestazioni a sostegno del voto ai fuori sede, ha dimostrato un'attenzione particolare a questo provvedimento. Tutto sembrava concorrere al meglio, poi però c'è stato un fatto che ha cambiato quella che poteva essere una narrazione con un esito positivo, un fatto chiaro che noi identifichiamo nell'audizione del Ministero dell'Interno in I Commissione affari costituzionali. Il prefetto, inviato dal Ministero dell'Interno, ci ha detto che ci sarebbero degli ostacoli insormontabili - tutti italiani, purtroppo, lo ribadisco, perché nelle grandi democrazie europee già esiste il voto per i fuori sede - e che, dunque, sarebbe stato difficile introdurre rapidamente questo diritto nella nostra legislazione. Che cosa ha fatto allora la maggioranza, dopo questo fatto? Ha fatto quella che io ritengo, nella dialettica parlamentare, una grave scorrettezza, perché ha immediatamente voluto trasformare delle proposte di legge, calendarizzate in quota opposizione, in una delega al Governo. Una delega, prima di tutto, che ha tempi lunghissimi, tempi che vanno oltre le prossime elezioni europee. Una delega che non precisa in alcun modo le modalità tecniche di voto, quindi tutto il lavoro fatto dal Dipartimento riforme, il Libro bianco pubblicato alla fine di questo studio nella passata legislatura, non emerge in niente in questa delega. Una delega che prevede la gravissima esclusione delle elezioni politiche. Una delega, Presidente, che ha, tra l'altro, una contraddizione evidente, perché noi, anzi voi - perché noi ci asterremo con un ottimismo della volontà, ma questa dichiarazione di voto è una dichiarazione di voto fortemente critica - state delegando il Governo, che è venuto in Commissione a dirci che ci sarebbero ostacoli insormontabili, all'introduzione di questo diritto nel nostro ordinamento. Una delega che, prima di tutto - e qui chiedo il copyright al collega Magi - vi rende ladri di democrazia. Perché vedete, il fatto che le opposizioni possano scegliere di calendarizzare delle proposte di legge in quota opposizione non è una gentile concessione della maggioranza, non è una gentile concessione del Governo. Noi siamo ormai abituati a convertire continuamente decreti-legge, ma io credo - e le rinnovo, Presidente, la domanda che ho già fatto e mi auguro che rapidamente nelle prossime sedute ci sia una risposta - che non ci sia precedente, nella storia di questo Parlamento, di una proposta dell'opposizione, calendarizzata in quota opposizione, che diventa una delega al Governo, che quell'opposizione non appoggia, peraltro senza neanche poter discutere di tutti gli emendamenti. Ma oltre al problema democratico, c'è il problema della furbizia nel merito. Infatti, io non riesco a capire; c'è la Sottosegretaria Ferro, ma io, anche dai suoi interventi, che sono sempre, devo dire, molto gentili, fatico, malgrado questa gentilezza, a capire quale sia la ragione razionale e oggettiva, che oggi porta la maggioranza e il Governo a scegliere, non di dire “sì, sì” o “no, no”, sui vari emendamenti presentati, ma di dire “trasformiamo tutto in una delega”. Questo non è chiaro. Si vuole forse bloccare tutto? Non si ha, forse, il coraggio di dire che non c'è la forza politica di approvare questo diritto e allora si cerca di rinviare? Noi questo non lo sappiamo. Certamente, c'è poca trasparenza. E allora, Presidente, concludo, il nostro gruppo esprimerà, insieme alle altre opposizioni, un voto di astensione. Con quale spirito? Con uno spirito fortemente critico, ma con la volontà, qualora si arrivasse comunque all'approvazione definitiva di questa delega, di incalzare continuamente, ogni settimana, il Governo e la maggioranza, affinché questa delega venga quantomeno, seppur con tutti questi aspetti critici, approvata e attuata presto e bene.